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Gli ottanta anni di Mario Amelotti ed i suoi studi sul tardoantico
Spiego sùbito perché sono qui questa mattina: non per una relazione, nemmeno per una comunicazione, bensì, per una, per così dire, dichiarazione di debito, una pubblica dichiarazione di debito, verso quello che io (ma non soltanto io, visto che in tanti abbiamo deciso di esser qui in questi due giorni fisicamente o col pensiero) considero uno dei maestri del Novecento, più precisamente uno dei grandi della seconda metà del secolo breve. Un maestro, Mario Amelotti, nel quale tutti abbiamo sempre ammirato le sue doti di gentilezza, disponibilità, discrezione, tolleranza e cui la nostra comunità scientifica deve da un lato il conseguimento, sul piano della ricerca, di risultati significativi e non solo in àmbito papirologico, dall’altro, come nel mio caso, indicazioni metodiche e programmatiche davvero preziose [...]
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Spiego sùbito perché sono qui questa mattina: non per una relazione, nemmeno per una comunicazione, bensì, per una, per così dire, dichiarazione di debito, una pubblica dichiarazione di debito, verso quello che io (ma non soltanto io, visto che in tanti abbiamo deciso di esser qui in questi due giorni fisicamente o col pensiero) considero uno dei maestri del Novecento, più precisamente uno dei grandi della seconda metà del secolo breve. Un maestro, Mario Amelotti, nel quale tutti abbiamo sempre ammirato le sue doti di gentilezza, disponibilità, discrezione, tolleranza e cui la nostra comunità scientifica deve da un lato il conseguimento, sul piano della ricerca, di risultati significativi e non solo in àmbito papirologico, dall’altro, come nel mio caso, indicazioni metodiche e programmatiche davvero preziose [...]
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